Lomagna. L’impresa lecchese partecipa ad un progetto internazionale che ha studiato un innovativo salvavita. Nel team anche il casatese Christian Galbiati, docente di Fisica – Oggi il prototipo testato al San Gerardo.
Una delle più grandi imprese del Lecchese, il gruppo Elemaster guidato da Gabriele Cogliati, è fra i protagonisti di uno straordinario progetto internazionale di ricerca applicata che in una vera e propria corsa contro il tempo sta per portare sollievo all’emergenza respiratori per il coronavirus.
Protagonista
Nel progetto “Milano ventilatore meccanico”, che coinvolge anche Arthur McDonald, premio Nobel per la Fisica 2015, c’è un altro protagonista lecchese, Christian Galbiati, originario di Casatenovo, responsabile del Programma Dark Side dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e docente di fisica alla Princeton University, in New Jersey. Tutto è partito da lui.
Secondo la notizia diffusa dall’Ansa, il prototipo viene testato con l’aiuto degli anestesisti impegnati in prima linea nelle terapie intensive, sul simulatore di respirazione nei laboratori diretti dal professor Giuseppe Foti del dipartimento di Medicina dell’Università Bicocca all’ospedale San Gerardo di Monza.
In pochissimi giorni si sono uniti in un progetto di ricerca internazionale venti Istituti, fra cui l’Università Bicocca, con centinaia di ricercatori impegnati nel realizzare un nuovo dispositivo sicuro e affidabile, replicabile rapidamente su larga scala per lo sviluppo rapido di ventilatori automatici che richiedono solo ossigeno o aria compressa ed elettricità. A finanziare la ricerca una campagna di crowfunding che si è aggiunta a donazioni già attivate da imprenditori.
A raccontare come tutto è iniziato è Galbiati, che all’Ansa ha dichiarato di aver sentito, poco più di una settimana fa, «un amico per congratularmi con lui della consistente donazione fatta per acquistare un ventilatore polmonare. Ho appreso, però, che l’ordine fatto in Germania era stato cancellato. Questi ventilatori sono merce rarissima. Mi sono detto allora che si doveva fare qualcosa. Abbiamo fatto partire uno studio per vedere se era possibile fare un ventilatore con un disegno molto semplificato, aderente alle linee guida nazionali per sviluppo rapido di ventilatori, con pezzi già disponibili. Ringrazio moltissimo il professor Arthur McDonald, premio Nobel per la Fisica 2015, che ha movimentato tutti i laboratori canadesi. L’Infn sta contribuendo in modo forte in Italia, come molti altri enti di ricerca, poi ci sono il Cern e negli Usa anche il Fermilab».
Privatamente
Col prototipo si è dunque iniziato subito, con impegni presi privatamente:.
«Stiamo aspettando altri fondi – afferma Galbiati – ma non possiamo perdere tempo». Oggi, dunque, il primo test per l’assemblaggio del circuito semplificato. Parte cruciale è il software, perché il virus viaggia veloce ma «la ricerca internazionale viaggia alla velocità della luce tramite le fibre di internet, e vinceremo noi. È uno sforzo piccolo, più importante è certo quello per il vaccino, ma il nostro è significativo, mettiamo in rete i migliori ricercatori di fisica delle particelle, superando ogni barriera. E abbiamo scelto da subito di non brevettare nulla».