Coronavirus, respiratori low cost: il Lario è in prima linea

Lambrugo (Como), 31 marzo 2020 – Se il Covid 19 è assurto allo status di pandemia anche la mobilitazione per trovare strumenti di cura, in attesa della cura definitiva, sta mobilitando il mondo intero. In prima linea anche la Nuclear Instruments di Lambrugo che lavorando giorno e notte sta lavorando alla realizzazione di un respiratore dai costi contenuti, e soprattutto costruito con componenti attualmente disponibili in commercio, in grado di ridare ossigeno alle terapie intensive degli ospedali ormai allo stremo. «Nuclear Instruments è impegnata giorno e notte per fronteggiare l’emergenza Covid19 all’interno di una collaborazione internazionale che si estende dall’Australia all’Alaska, coordinata dalle università e istituiti di ricerca italiani con il supporto delle aziende lombarde – spiega Andrea Abba –. Noi ci occupiamo di sviluppare il cuore del sistema ovvero l’algoritmo che aiuta il paziente a respirare”.

«La notte scorsa dopo l’ennesimo test abbiamo inserito delle valvole proporzionali costruite appositamente e accompagnate da un anello di controllo digitale sulla pressione. Adesso le performance sono del tutto comparabili alle macchine professionali”. L’azienda di Lambrugo è impegnata insieme a istituti di ricerca di tutto il mondo, al progetto “Milano Ventilatore Meccanico“ (MVM), che in pochi giorni ha riunito una ventina di realtà scientifiche in tutto il mondo coinvolgendo in prima persona anche il professor Arthur McDonald, premio Nobel per la Fisica 2015, il quale a sua volta ha coinvolto i laboratori di una serie di università canadesi, ma nella lista ci sono anche l’Università Biccocca la Milano, il Cern di Ginevra e il Fermilab negli Usa.

Se i medici e i ricercatori sono così al lavoro per arrivare a un vaccino, fisici e ingegneri si sono fatti in quattro per creare dei ventilatori polmonari semplificati, ma perfettamente funzionanti, in grado di essere costruiti in pochi giorni assemblando pezzi che sono già disponibili sul mercato. Un’impresa tutt’altro che semplice realizzata in tempi record e rinunciando a ogni guadagno, tutti i partecipanti infatti hanno messo a disposizione il loro lavoro e quello dei loro laboratori rinunciando a brevettare i risultati raggiunti. Il prototipo è stato realizzato dalla Elemaster di Lomagna e testato sul simulatore di respirazione nei laboratori diretti dal professor Giuseppe Foti del dipartimento di Medicina dell’Università di Milano Bicocca all’ospedale San Gerardo di Monza. Un’alleanza trasversale e internazionale, insomma. L’obiettivo è di arrivare alla messa a punto del dispositivo entro Pasqua per poi iniziare la produzione e metterlo poi a disposizione degli ospedali di tutto il mondo.

Fonte: https://www.ilgiorno.it/como/cronaca/coronavirus-respiratori-1.5088234